Primi passi verso la Sezione Romana

Riunione operativa ieri a Cremona con i curatori della Sezione Romana: oltre al direttore Marco Baioni erano presenti anche Nicoletta Cecchini (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti E Paesaggio), Maria Teresa Grassi (Università degli Studi di Milano) e Marina Volontè (Museo Archeologico di Cremona); insieme a loro l’architetto Andrea Perin.

cremona-ottobre-2016La Sezione Romana, i cui spazi sono già stati approntati, verrà realizzata in più fasi con i finanziamenti della Regione Lombardia: per la primavera del 2017 è prevista la realizzazione di una prima parte.

L’allestimento è come una ricetta ben cucinata

Gennaio, dopo le vacanze ripartono i lavori e per riprendere con piacevolezza proponiamo un piccolo diversivo, un gioco, anche se paragonare l’allestimento museale alla cucina non è poi un accostamento solo scherzoso come potrebbe sembrare.

Il risultato di una pietanza, il suo sapore, non è la semplice somma degli ingredienti, ma un processo dove hanno grande importanza gli ingredienti, la sequenza dei vari inserimenti, i tempi e le modalità di cottura e i recipienti usati. Ogni passaggio e componente hanno un loro ruolo, ogni presenza e assenza comportano una conseguenza. Chi alla fine assaggia la pietanza ne apprezza (o meno) il gusto finale, ma senza necessariamente cogliere tutti i passaggi compiuti e, a meno che non sia un appassionato, probabilmente ne fa volentieri anche a meno. Mangia di gusto (o meno) e basta.

Analogamente l’allestimento di un museo (un reperto archeologico, un quadro, un oggetto) è il risultato di un percorso dove le varie componenti concorrono a costruire il sapore finale: quelli che in cucina sono gli ingredienti, i tempi di cottura e le sequenze, in un museo sono i colori, i materiali, gli accostamenti, le luci. Al variare delle componenti anche in questo caso cambia la visione del reperto archeologico (o del quadro o dell’oggetto), se ne modifica la percezione.

Continuando con questo paragone, a che punto siamo nel museo di Piadena? La struttura della ricetta è impostata ma siamo ancora lontani da poterci mettere a tavola. Mancano ancora quelli che sembrano interventi minori e che invece sono fondamentali: l’apparato didattico, l’allestimento interno delle vetrine, altri arredi, le luci (e ovviamente l’ingrediente principale, i reperti). Sono componenti indispensabili per caratterizzare il risultato complessivo, potrebbero far diventare quello che sarebbe essere un onesto piatto una piccola esperienza sensoriale, insomma buona cucina.

Per chiudere un piccolo gioco, che spesso ho proposto nei corsi di museografia: se doveste paragonare un museo archeologico a un piatto, che pietanza sarebbe per voi?