Il Museo Archeologico di Piadena non è certo un sonnacchioso e polveroso museo di provincia …
Innanzitutto conserva una delle collezioni di reperti preistorici più importanti dell’Italia settentrionale. Siti come quelli neolitici del Vho hanno segnato fin dai suoi esordi la storia delle ricerche preistoriche in Italia. Per non parlare dei Lagazzi, uno dei siti iscritti nella Lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del Sito Seriale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. È poi occasione per conoscere l’antica Bedriacum, importante cittadina romana sorta lungo la via Postumia, nell’attuale comune di Calvatone, che grazie agli scavi della Università di Milano continua a fornire elementi per la ricostruzione del nostro passato. Prossimamente poi si potrà continuare questo viaggio nel tempo fino all’alto Medioevo, attraverso i materiali dell’abitato di legno del Castello di Piadena.
In secondo luogo non sta mai fermo! Dopo essersi dotato di ampia e moderna sala didattica dedicata a Romeo Pasquali, l’attuale sede museale, ospitata nell’ex convento seicentesco dei Gerolamini, ove pure trovano spazio gli uffici comunali e parrocchiali, si sta ampliando e riallestendo completamente accanto alla sua sede storica ,in un’ala del palazzo attiguo il Municipio, prospiciente la Piazza, grazie alla Fondazione piadenese Miryam e Pierluigi Vacchelli che ne sta interamente finanziando la ristrutturazione
Scopo di questo blog è seguire i lavori di allestimento del museo insieme alla comunità dei cittadini e alle persone interessate all’archeologia e alla museologia.
Ma come sarà il nuovo museo?
Tanto per cominciare un museo archeologico espone, a differenza del museo d’arte, oggetti che non sono nati per essere visti da un pubblico, ma reperti che necessitano di una spiegazione. Un museo deve inoltre cercare di conciliare differenti e spesso contrapposte esigenze dei vari tipi di pubblico. Per un museo non esiste infatti un solo pubblico, ma diversi tipi. C’è il pubblico degli specialisti, sparuto ma assai incline alla critica, che vorrebbe i materiali archeologici in ordine, disposti per tipologia e cronologia; c’è poi il pubblico degli appassionati, locali e non, che non è meno pignolo degli archeologi, ma che vorrebbe vedere esposto in museo il pezzo trovato quella data domenica di 30 anni prima. Tutto ciò naturalmente contrasta con gli interessi di un altro pubblico, che, volente o nolente, è in genere molto vicino al museo, cioè quello dei ragazzi della scuola dell’obbligo: ragazzi dagli 8 ai 12 anni, nativi digitali, abituati al linguaggio sincopato di internet, youtube, twitter e facebook. Una generazione che ha a disposizione mezzi incredibili di conoscenza, che però ha spesso difficoltà di riflessione e di approfondimento. Loro hanno bisogno di un messaggio veloce, colorato, essenziale, ma preciso e coerente.
Infine c’è il pubblico più vasto o meglio tutti quei differenti pubblici (diversi per età, studi, interessi ecc.) che formano il grande pubblico, dotato di infinite esigenze e curiosità declinate nei più svariati modi, ma che spesso frustra i tentativi di comunicazione del museo con una plateale indifferenza.
Riassumendo, fare un museo è un’ esperienza difficile, che ci impegnerà nei prossimi mesi. Il nostro scopo sarà cercare di trovare un equilibrio fra le differenti necessità dei nostri visitatori e di proporre qualcosa che sappia comunicare il nostro passato. Naturalmente suggerimenti, opinioni, idee sono ben accette.
Contribuiscono a finanziare i lavori di allestimento numerosi enti: oltre al Comune di Piadena figurano l’Unione Europea attraverso fondi Leader+ gestiti in collaborazione con il GAL Oglio Po, Regione Lombardia, la Provincia di Cremona e la Fondazione Vacchelli di Piadena.
È proprio l’azione lungimirante della Fondazione Vacchelli e delle ultime amministrazioni di Piadena che ha portato a ribadire, anche in tempi difficili, che finanziare la cultura non significa solo spendere, ma investire le risorse per le generazioni future.