In un’esposizione di archeologia preistorica di solito non si indugia sulla valorizzazione estetica dei reperti: la categoria del “bello”, soggettiva per ogni civiltà, è difficilmente declinabile per epoche così lontane cronologicamente e culturalmente.
Esistono però alcuni oggetti che escono dallo stretto campo degli oggetti d’uso, e a questi di solito si dedica un’attenzione diversa.
È il caso della statuetta fittile neolitica della “Venere bicefala”, da Campo Ceresole, probabilmente legata al culto di divinità femminili: nell’allestimento beneficia di una collocazione particolare che punta a evidenziarne la presenza (l’oggetto è di piccole dimensioni) e soprattutto la particolarità e l’importanza.
La sua sistemazione museale suggerisce una sua possibile collocazione originaria (appoggiata?), mentre la stabilità è garantita limitando al massimo la presenza di elementi visivamente disturbanti (plexiglass, etc.).