Tante piccole selci in piccoli scomparti…
Cosa è giusto offrire al visitatore? L’esposizione deve soddisfare il professionista o solleticare l’inesperto? Gli oggetti devono essere in grande numero per offrire un’informazione più completa e articolata o è meglio siano pochi così da concentrare l’attenzione? Si deve esporre il manufatto (a cosa serviva, come si utilizzava, che significato aveva) o il reperto (il suo ruolo come strumento di conoscenza, le informazioni che può fornire, la sua collocazione tipologica)?
I musei archeologici sono tantissimi in Italia, ma in letteratura esistono pochissimi contributi ai criteri museografici e museologici di un’esposizione archeologica: come se fosse scontato, come se un museo fosse semplicemente la traduzione materiale della conoscenza archeologica.
Cominciano a muoversi in Italia gli studi o le ricerche sui visitatori dei musei, ma in definitiva le scelte progettuali sono basate unicamente sugli operatori professionali (archeologi in primis ovviamente, ma anche architetti, etc.) che stabiliscono – in base alle proprie valutazioni, conoscenze, opinioni, etc. – i criteri espositivi.
Nella consapevolezza che – come già scritto – non esiste un unico pubblico ma un numero vario (potenzialmente infinito), nel Museo di Piadena abbiamo scelto di proporre allestimenti – e non solo comunicazione – che possano soddisfare diverse aspettative.
Come questo cassetto di vetrina, progettato per ospitare approfondimenti dell’esposizione. Nello specifico (in corso di allestimento) un tema squisitamente caro alla ricerca archeologica: la tipologia degli strumenti litici.
Per chi vuole aprire quel cassetto…
Trovo che l’idea del cassetto sia geniale. La vetrina resta snella e dedicata soprattutto al non addetto ai lavori, mentre il contenuto del cassetto soddisfa lo specialista. Bravo Andrea, hai colto nel segno anche questa volta!
Grazie! Ma i complimenti vanno condivisi con Marco: i lavori migliori (si spera!) sono ottenuti grazie a buone collaborazioni!